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Rigenerazione del fronte mare di Asbury Park New Yersey

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Ricostruzione del Casino-east ad Asbury Park

Poco a sud di New York, il tratto della spiaggia atlantica di Asbury Park è un luogo particolare per varie ragioni. Quando si passeggia lungo l’arenile sulle assi di rovere del boardwalk, negli 800 metri compresi tra i due grandi padiglioni Beaux-Arts che occupano la spiaggia, sembra di attraversare una sorta di “spazio temporalmente sospeso”.
La ragione di questa condizione di sospensione si precisa osservando le numerose cartoline che vendono i negozi lungo il percorso e che ritraggono il boardwalk intensamente frequentato, nelle prime decadi del novecento, da persone che paiono uscire dai romanzi di Francis Scott Fitzgerald.
Il luogo sembra ancora evocare tutto questo.
Non a caso infatti, Bruce Springsteen utilizza alcune di queste cartoline per comporre il titolo sulla cover del suo primo disco del 1973, intitolato Greetings form Asbury Park N.J.
La copertina del disco riunisce così una duplice caratteristica del luogo.
Il primo fattore distintivo del boardwalk sta nel fatto di mantenere il carattere della stazione balneare alla moda all’epoca del charleston e del proibizionismo. Questo emerge principalmente dalla tensione che si crea tra i due grandi padiglioni di pregio che sporgono sull’arenile, segnando distintamente il paesaggio atlantico.
Il padiglione nord è stato progettato dallo studio Reed&Stem, gli architetti che negli stessi anni hanno progettato anche la Grand Central Station di New York.
L’edificio contiene negozi, ristoranti, una Convention Hall e una sala cinematografica tra le più grandi dell’epoca, voluta dalla stressa Metro Golden Mayer per attrarre i villeggianti.
Il secondo padiglione situato a sud è simile per dimensione e carattere anche se oggi è parzialmente distrutto e non utilizzato. Esso accoglieva negozi, sale da tè e, soprattutto, il casinò.
Il disco di Bruce Springsteen è indicativo anche dell’altro valore che il contesto assume nella memoria collettiva americana più recente. Asbury Park è un assiduo e importante ritrovo del “popolo del rock”. È il luogo dove si sono formati e hanno cantato molti famosi esponenti della storia di questa musica negli Stati Uniti, in particolare nell’arena all’aperto dello Stone Pony, ma non solo.
A uno sguardo più ampio un terzo fatto contribuisce ad arricchire le contraddittorie e composite qualità dello sfondo entro cui si confronta il progetto. Il particolare tratto di oceano di Asbury Park, confina a nord, verso la foce dell’Hudson River, con un paesaggio scandito da abitazioni per il fine settimana, di proprietà dell’upperclass Newyorkese. A sud del boardwalk invece, si estende lo storico villaggio metodista di Ocean Grove, riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Entro questo articolato contesto, la società finanziaria proprietaria di gran parte della città balneare ha in atto un programma di valorizzazione. A tal fine ha richiesto espressamente un confronto, per interpretare con il progetto il tema del riutilizzo e della parziale ricostruzione del padiglione sud, oggi danneggiato e oggetto di un futuro restauro.
Al padiglione manca l’essenziale parte del volume che occupava la spiaggia. Di tale frammento, rimangono solo la base dei pilastri di fondazione, su cui ci viene chiesto di fondare tassativamente e in modo esclusivo la costruzione del nuovo progetto di addizione.
Il tema focale del progetto, non è solo il restauro del padiglione beauxarts con l’eventuale ricostruzione della parte mancante.Tantomeno il tema è la semplice costruzione di un nuovo edificio in sostituzione di ciò che è andato distrutto a testimonianza dei tempi.
L’intenzione del progetto è la costruzione di una nuova architettura dialogante che interpreti il contesto e che coniughi insieme, attraverso l’addizione, una tensione significativa tra nuovo, antico e paesaggio.

progetto
PA. Val, C. Ricci
collaboratori
E. Antoniol, F. Fagotto, G. Marin, A. Perazzolo

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PUBLICATIONS

leçons parisiens

2018 Titolo “LEÇONS PARISIENS “LEÇONS PARISIENS lezioni parigine d’architettura” di Pierantonio Val.