housing

HYPOGEAL HOUSE

-CONEGLIANO (TV) ITALY-

Architettiriccival_hypogeal

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UNA CASA IPOGEA

Il piccolo ampliamento di una residenza, trova ragione nell’interpretazione di un quadro contestuale estremamente articolato e stimolante, tanto da essere stato per noi occasione di meditazione più generale per definire limiti e margini di azione del progetto abitativo.
I desideri dei committenti chiedevano di rivedere l’organizzazione dell’abitazione in funzione delle esigenze della loro vita odierna e anche per programmare una sequenza di possibili trasformazioni future: le case per i loro figli, da insediare in futuro all’interno del complesso. Ci viene chiesto di dare forma, con il progetto, ad un “processo di modificazione continua” che prosegue quanto è già “naturalmente” avvenuto per la loro casa nel corso degli anni. Nel 1957 i genitori dei proprietari avevano costruito nel sito la loro abitazione, ricavando in aderenza alla casa (in modo tipicamente veneto) il luogo di lavoro: il laboratorio, diventato (ora in altro luogo) industria chimica e società per azioni. In due fasi, nel 1968 e 1978 il figlio, attuale proprietario, trasforma il laboratorio in abitazione per la sua famiglia e nel 1997 chiede a noi di riorganizzare la zona soggiorno e l’ingresso.
Nel 2000 viene acquistato un lotto retrostante la casa intercluso dalle lottizzazioni sorte intorno, ai piedi della collina del castello di Conegliano. In occasione dell’acquisto, i committenti chiedono di riprogettare gli spazi aperti della casa e di ampliare la loro residenza, in quanto la parte originaria della casa è ancora in uso alla madre.
L’obbiettivo è di costruire un’abitazione agiata (per ricevere amici e conoscenti) ma allo stesso modo agile per essere gestita personalmente, con bassi costi e con pochissimi aiuti esterni.

I proprietari chiedono anche che questi nuovi spazi abitativi possano diventare, in prospettiva, degli spazi d’uso comuni per i futuri appartamenti dei figli, ricavabili dalla ristrutturazione della casa attualmente in uso alla madre. Il programma così formulato ha costretto noi a riflettere sulle forme del vivere e a operare in modo da dare forma a una necessità abitativa in progress che si va modificando nel tempo. La tipologia tradizionale della villa agiata monofamiliare lascia il passo ad un tipo di abitazione collettiva plurifamiliare con servizi comuni con gradi differenti di privatezza. Le norme di piano non permettevano per l’area volumi fuori terra in quanto il sito ricade nel piano di valorizzazione a parco della collina del castello della città. Il progetto fa tesoro di questi vincoli per organizzare una sequenza di spazi ipogei sopra i quali allestire un nuovo giardino a più livelli integrato alla casa. L’edificio prende forma non erigendosi dalla terra verso il cielo ma per sottrazione nei riguardi del suolo e la struttura si conforma e si orienta per contrastare le spinte del suolo stesso.
Il lavoro in sezione, utilizzando il dislivello del terreno, diventa lo strumento privilegiato del progetto, per modellare i volumi e la luce all’interno dei luoghi della casa e per dare identità e ricchezza spaziale all’intero progetto. Nei nuovi spazi la luce del sole misura il tempo nel giorno e nelle diverse stagioni.
L’intervento si compone di tre parti. Un corpo interrato ad un piano con soppalco, collegato direttamente alla casa esistente, raccoglie le funzioni abitative e di servizio. Un secondo corpo, sempre interrato, diventa la nuova autorimessa con un numero di posti auto adeguato anche ai bisogni futuri. L’autorimessa si colloca in modo da sfruttare la possibilità di accesso alla strada dal nuovo lotto.
Un patio porticato interrato, ritaglia un pezzo di cielo e fa da cerniera alle altre due parti. Il patio raccoglie alcune funzioni per il soggiorno all’aperto e diventa dispositivo architettonico per permettere alla luce di irrompere nel sottosuolo e per raccordare il piano della casa con la quota dell’autorimessa e con la quota del giardino sovrastante. Nel portico attorno al patio si sviluppano sia una rampa, sia una scala che collegano la casa con l’autorimessa. Su un lato dello stesso, una scala a chiocciola in lamiera forata collega il sottosuolo con il giardino in copertura: un asse verticale in cui si concentra l’appartenenza dell’edificio alla terra e al cielo.
Tutta la casa è stata progettata in modo da non distinguere tra spazi serventi e spazi serviti in quanto tutti i luoghi di servizio sono praticati dall’intera famiglia e sono considerati spazi di soggiorno (in quanto tutti gli abitanti concorrono alla gestione della casa).
Diaframmi scorrevoli di varia natura possono modificare a piacimento le relazioni reciproche dei locali. La stessa lavanderia o la cantina per esempio sono opportunamente diaframmati ma possono partecipare allo spazio di soggiorno.
Il giardino sovrastante la casa è stato organizzato in modo da valorizzare lo spazio vuoto. Per questo la sequenza delle piante viene disposta lungo i perimetri dei confini e dei cortili e le essenze sono state scelte in modo tale da misurare il susseguirsi delle stagioni e in modo da concorrere a scandire pause e sequenze spaziali.
Le parti murarie fuori terra sono poche: muri, parapetti, camini e lucernai. Le forme di questi elementi cercano di porsi, in modo dialettico, in continuità critica con quanto gli è intorno: la lottizzazione e in particolare la casa esistente, tipico e dignitoso prodotto dell’architettura degli anni 50. L’intenzione ambiziosa è di concorrere a guidare ed orientare in modo virtuoso (attraverso un’azione interpretativa di relazione e distanza) il continuo processo di modificazione e stratificazione antropica, nel tempo, del luogo.

Sperimentazione tecnica.

L’intervento è stato occasione per sperimentare alcune strategie costruttive, in parte in risposta alle scelte insediative, in parte a riscontro ad una felice opportunità nata dal connubio tra i nostri interessi e curiosità disciplinari e la volontà del committente di verificare nuovi prodotti della sua azienda e di utilizzare il contributo attivo (in progress col progetto) del proprio laboratorio di ricerca.
In questa prospettiva la casa è stata tutta ‘domotizzata’, dal controllo impiantistico e climatico dei singoli locali per il monitoraggio e l’ottimizzazione dei consumi, dell’impianto termico, idrosanitario ed elettrico (luminoso, forza motrice, stereofonico), fino ad arrivare alla regolazione dell’apertura dei lucernari (a filo suolo in copertura) in funzione della temperatura interna e delle condizioni climatiche esterne, con relativo controllo e correzione (attraverso piccole resistenze nei telai) del punto di rugiada sugli stessi per impedire la condensa e il gocciolamento interno.Tutto questo ha fatto si che, nei primi anni di utilizzo, non sia mai stato necessario condizionare artificialmente i locali e nel periodo invernale ci siano state sensibili riduzioni dei consumi rispetto a quanto ipotizzato.
Particolare attenzione è stata data alle finiture e colorazione delle murature. Per l’abitazione sono stati impiegati speciali pigmenti nelle tinteggiature e nelle rasature di finitura, per migliorare l’isolamento termico all’infrarosso dei locali (ricerca su derivazione militare). Sono state utilizzate inoltre tinteggiature ionizzanti (in presenza di luce rilasciano ioni) per migliorare l’aria e il
comfort interno, cosi come sono stati utilizzati pigmenti che aumentano la luminescenza delle superfici, per avere una qualità luminosa dei locali con basso utilizzo di energia luminosa, e vernici fotocatalitiche esterne per filtrare l’inquinamento atmosferico. Alcuni dei prodotti, testati qui, sono stati messi ora sul mercato.
Tale lavoro sperimentale, rilevante sul piano tecnico, ha indirizzato sensibilmente alcune nostre scelte architettoniche, ma non è stato consapevolmente enfatizzato sul piano morfologico. Siamo convinti, infatti,
che tutto questo sia parte fondamentale del progetto e del lavoro di ricerca architettonica, in quanto la tecnica è dispositivo essenziale della disciplina, ma proprio perché la tecnica è considerata strumento indispensabile (è appunto strumentale), essa sta sotto di noi e non sopra le nostre teste.
P. A. Val

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progetto
P.A. Val, C. Ricci
collaboratori
Alessandro Mezzina, Damiano Zambon
strutture
Ing. Mario De Luca
impianti
Studio D.Z., Pieve di Soligo (TV)
Stefano Campeol (domotica)
committente
privato
localizzazione
Conegliano (TV)
imprese
strutture: C.E.G.s.a.d. di Giuriati&C.
serramenti: Sergio Gaiotti
carpenteria: Ideal Ferro
impianti: Idrotermica Granzotto,
impianti elettrici: Elettroservice
domotica: Domo systemddd
falegnameria: Lionello Pagani
vivaista: Rugiano Martinuzzo
marmi: De Stefani
cronologia
2003-2006
dati dimensionali
sup. lotto 2139 mq
sup. costruita 520 mq
fotografie
G. Dall’Arche

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